DNA chef by Roberta Lepri

DNA chef by Roberta Lepri

autore:Roberta Lepri [Lepri, Roberta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788862435147
Google: FSiczwEACAAJ
editore: Voland
pubblicato: 2023-01-26T23:00:00+00:00


6

La notizia che a San Nicola era arrivato un inglese aveva eccitato di colpo gli animi. In quanto ufficiale, il prigioniero di guerra doveva ricevere un trattamento speciale, perciò venne portato alla caserma dei carabinieri, dove una stanza gli fu messa a disposizione come alloggio. Da lontano si riusciva a vedere che era alto, fumava e aveva i capelli rossi. Oltre ai militari, il primo ad avere un contatto con il nuovo arrivato fu Vittorio.

“M’ha detto che l’è bellissimo” riferì Beatrice a Giovanni.

“Capirai, mi pareva. A quello gli garbano tutti” rispose lui con una smorfia.

Dalla fidanzata seppe anche che il prigioniero era un pilota della Raf, l’aereo era stato abbattuto vicino Torino e lui spedito lì perché ritenuto pericoloso. Giovanni cercava di fare congetture, magari la sua missione era quella di bombardare gli stabilimenti meccanici piemontesi. Di certo avrebbe potuto dargli notizie fresche sulla situazione della guerra, ma si guardò bene dal chiedere alla ragazza di pregare il suo amico per fare da intermediario.

“Tra l’altro, Vittorio parla inglese e francese” puntualizzò Beatrice.

“Si vede che per lavorare gli serve la lingua” insinuò Giovanni con un sorrisetto.

“Sì, c’hai ragione. Perché un sarto, fino a prova contraria, se vuole fare fortuna all’estero deve essere istruito!” urlò lei rossa di rabbia.

Forse perché si erano frequentati troppo poco, e solo per passeggiare e andare al cinema, ma a Firenze non aveva avuto modo di capire davvero il carattere del fidanzato. Era spesso cupo, rabbioso, chiuso, quasi irraggiungibile. Può darsi che la prigionia e le privazioni lo avessero cambiato. O magari a vent’anni si è troppo giovani per conoscere fino in fondo l’animo degli altri. La cosa peggiore per Beatrice era non avere la possibilità di parlarne con qualcuno. Non poteva inviare lettere alla superiora per confidarle un argomento del genere. La vedova dal canto suo era troppo fuori dal mondo per essere al corrente di cose simili. E poi Vittorio stava sempre con loro, non voleva farlo preoccupare, era certa che fosse già ansioso a sufficienza per le proprie difficoltà. Decise così di seguire il consiglio che le aveva dato anni prima l’insegnante di italiano e cominciò a tenere un diario, per sfogarsi e chiarire i pensieri. Rileggendosi, forse avrebbe capito meglio. Magari avrebbe trovato una soluzione.

E non solo a quel problema.

Il cibo sull’isola era pochissimo. Avevano finito le cavallette, le chiocciole, perfino le lumachine di mare, perlomeno quelle che riuscivano a trovare vicino alla riva. Quasi nessuno di loro sapeva nuotare bene e non avevano il coraggio di spingersi troppo lontano. L’arrivo del nuovo prigioniero avrebbe perfino peggiorato le cose, ne era certa. Trattandosi di un ufficiale, doveva essere sfamato con le scorte dei carabinieri, ma con ogni probabilità anche quelle erano ormai al limite, i militari si facevano ogni giorno più magri. In tre mesi Vittorio aveva dovuto stringere i pantaloni delle divise due volte e il calzolaio aveva fatto un buco nuovo alla cintura di ognuno. La farina che aveva messo da parte su ordine di Giovanni era dimezzata, a forza di piccole pagnotte che non duravano nulla, anche solo a mangiarne una fetta al giorno.



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